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Questo ambiente, di stile tardo romanico, aveva la funzione di 'atrio' di ingresso o, come era definito nei monasteri benedettini, di “Galilea”. Era un luogo di smistamento dal quale si poteva accedere alle diverse zone abbaziali, oltre il quale non era possibile andare, vigendo la clausura. Entrando dal chiostro maschile e guardando la sala in senso orario, a sinistra troviamo la scala interna di collegamento con la soprastante Cappella di San Luca, il portale gotico di accesso alla chiesa primigenia del SS. Salvatore (costruita proprio da S. Guglielmo), un piccolo portale che immette nello spazio esterno destinato a cimitero e, infine, un grande portale, oggi murato, di accesso al monastero femminile. L’elemento più importante di questo ambiente è sicuramente il sarcofago in pietra rossa locale che servì probabilmente per la sepoltura della badessa Agnese. Non è facile capire la funzione originaria di questo luogo. Non sarebbe sorto come ambiente di culto (Cappella Inferiore) a carattere cimiteriale, come sostenuto da alcuni storici, bensì avrebbe svolto sin dall’inizio il ruolo di 'Galilea'; è un ambiente tipico di molti monasteri benedettini ed era chiamato anche ‘Paradiso’. L’Atrio inferiore costituisce sostanzialmente la fondazione della soprastante Cappella di S. Luca; presenta le stesse due campate separate da due colonne monolitiche; ognuna con capitello da cui dipartono le volte a crociera. Colonne e semicolonne perimetrali sono in numero di dodici, richiamo dei dodici apostoli. Prova a confrontare le planimetrie delle due aule sovrapposte; cosa noti ? Salendo al piano sovrastante, nella cappella di S. Luca, potrai constatare il salto temporale tra lo stile romanico e quello gotico.
Al centro del sarcofago conservato nell’atrio inferiore è scolpita una croce incoronata e fiorita. Si tratta di una croce greca, riccamente fiorita, iscritta in un cerchio all’interno di un quadrato, incoronata a significare vittoria e risurrezione. La croce è sorgente rigogliosa e albero della vita senza fine; i tralci sono come delle palme che giungono a simbolizzare i quattro evangelisti e fuoriescono a completare un quadrato. Le due palme stilizzate scolpite ai lati del sarcofago alludono, invece, al salmo biblico “il giusto fiorirà come palma”, ma anche alla bellezza della vita perché la palma è considerato l’albero più bello, forte e rigoglioso, oltre che generoso nel dare buoni e dolci frutti. In ebraico si dice “tamar”. Una delle figlie del re David portava questo nome, e, si racconta, che era bellissima!