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La fornace è una costruzione destinata alla cottura di manufatti modellati in argilla (vasellame, tegole, laterizi) oppure, come nel caso del sito in questione, per l’ottenimento della calce dalla cottura delle pietre. Le fornaci che servivano per la calce vengono dette “calcare”; sono strutture solitamente a pianta circolare in parte interrate e con il tetto forato, dotate di spessi muri in pietra e di un piccolo accesso situato nella parte fuori terra. All’interno venivano posizionate le pietre calcaree. In corrispondenza dell’ingresso, alla base del cumulo di pietre, si ricavava uno spazio libero per accendere il fuoco e introdurre le fascine di legna; questo permetteva anche l’ingresso di aria per favorire la combustione. Ad una temperatura di 800–1000 °C la roccia calcarea (carbonato di calcio) perde anidride carbonica e si trasforma in “calce viva” (ossido di calcio). La calce viva unita all’acqua produrrà la cosiddetta “calce spenta” (idrossido di calcio) che, a sua volta mescolata con sabbia formerà la malta, materiale utilizzato come legante, usata, ad esempio, nella costruzione delle murature.