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La località Goleto ha coinciso fino a tutto il primo millennio d.C. con i resti del monumento sepolcrale che vi costruì MARCO PACCIO MARCELLO della tribù Galeria, centurione della Legio Scitica. Nel 1152 la Badessa Febronia riutilizzò i resti del mausoleo sopraelevando una torre difensiva, “uno dei rari esempi di opere fortificate annesse a complessi religiosi”. Il maestoso profilo della Torre è pienamente godibile dalla campagna a monte dell’Abbazia, in lontananza avvistabile dal borgo medioevale di Sant'Angelo dei Lombardi.
Alla prima badessa Febronia, si deve dunque l'erezione (o sopraelevazione) nel 1152 della torre di cui porta il nome come si rileva dall'iscrizione incisa sulla lunetta dell'architrave della monofora del primo livello: “+ Ab Incar(natione) D(omin)i – A(nno) M(illesimo) C(entesimo) Q(uinquagesimo) II (secondo) – Indic(tione) XV (quintadecima) – i(n) no(min)e D(omin)i F(ebron)i(a ) Ab(b)at(issa) fecit op(er)a ista”. La torre misura alla base 8,25 x 8,25 ml ed è costituita al primo livello da un ambiente, coperto da una volta a crociera in mattoni, delle dimensioni di 3,50 x 3,50 ml al quale si accede tramite una porta sita sul lato nord. Al secondo livello la torre misura 7,25 x 7,25 ml; è delimitata da una cornice marcapiano aggettante ed è costituita da un ambiente delle dimensioni di 3,80 x 3,80 ml.; vi si accedeva dal monastero femminile mediante un ponte levatoio o, molto più verosimilmente, tramite una scala a pioli, atto a rendere il luogo inaccessibile in caso di pericolo. Con la campagna di restauri del 2004-2007 fu realizzata, su disegno dell’arch. A. Verderosa, una passerella in acciaio che permette di visitare in sicurezza l’antica cella di rifugio delle monache.
La torre ha muri di spessore di 2 metri circa che poggiano su di un basamento di grossi blocchi di pietra squadrata e modanata, ed è costruita al primo livello con materiale romano di spoglio (o, molto più probabilmente, conservatosi in sito) costituente il monumento funerario di Marco Paccio Marcello, figlio di Caio, della tribù Galeria, primo pilare della IV legione Scitica, come si legge su uno dei blocchi di reimpiego, originario molto probabilmente della vicina Compsa. Dall'attenta lettura dell'iscrizione e delle decorazioni poste sui blocchi lapidei (circa 110) del monumento funerario riutilizzati per la costruzione della torre, il Coarelli prima e lo Schafer poi, anche se con risultati diversi, hanno ricostruito la vita e la carriera di questo soldato romano che, per i suoi atti di valore raggiunse il massimo grado consentitogli dalla sua modesta estrazione sociale, centurione principale della prima corte e quindi “primipilaris” della IV legione Scythica e di poi magistrato municipale, come si evidenzia dalla presenza della “sella curulis” ai cui lati sono scolpite una testa maschile raffigurante l’honor e una femminile raffigurante la virtus, chiaro riferimento agli onori ricevuti dal centurione in merito alle sue virtù. Un girale di acanto, con la funzione di albero genealogico, “stemmata”, indica il numero dei suoi figli, sei, e l'utilizzo del tumulo come tomba di famiglia. Sovrasta la “sella curulis” il simbolo indicante la carica di “augure”, una grande spirale, e quello di “flamine”, il tipico berretto del sacerdote romano. Puoi approfondire le notizie storiche sul mausoleo sfogliando i libri nella ‘biblioteca multimediale’. “L’anomala posizione della torre Febronia, disassata e rispetto alla chiesa coeva, consente di formulare l’ipotesi di una preesistenza tanto rilevante simbolicamente o costruttivamente da indurre i primi edificatori del cenobio a non rispettare l’allineamento del ridotto fortificato con l’attiguo organismo religioso”. Luigi Guerriero in Napoli Nobilissima, vol. XXIX – Fasc. V-VI – set. dic. 1990; Arte Tipografica Napoli Epigrafe lato chiostro, al centro, in basso M. PACCIO G. F. GA. MARCELLO PRIMI PILARI LEG. IIII SCYTHICAE Epigrafe lato chiostro, al centro, su finestra AB INCAR. D. A. M. C.Q.II IN DIC. X.V. – I. NOE D. F. ABAT OPA IS FEBRONIA ABBA