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La grande chiesa, oggi a cielo aperto, dedicata al Santissimo Salvatore, è detta del ‘Vaccaro’, dal cognome dell’architetto che la realizzò: Domenico Antonio Vaccaro (Napoli 1678-1745). Tuttora si presenta vasta e suggestiva; sul pavimento, nell’area al centro dei 4 grandi archi ricostruiti, si può notare il cerchio che era proiezione della calotta, o scodella, che doveva essere riccamente adornata di stucchi barocchi. Sulla parete perimetrale a sinistra vi era l’altare dedicato a S. Guglielmo, sul fondo l’altare maggiore e a destra l’altare dedicato alla Madonna di Montevergine. Con l’ultima campagna di lavori di restauro e messa in sicurezza statica (2023-2024), diretta dall’arch. Angelo Verderosa, sono stati ricostruiti i 4 grandi archi in pietra così come si presentavano fino al terremoto del 1980.
Costituiscono la messa in sicurezza statica delle pareti perimetrali che, in mancanza, sarebbero rimaste esposte ai sismi con comportamento imprevedibile e irregolare. I 4 archi ricostruiti sono del tipo a ‘tutto sesto’ cioè hanno raggio costante dall’imposta alla chiave di volta; il diametro di ogni arco supera i 9 metri lineari; non si costruiva questo tipo di arco in muratura (di questo spessore e di questo diametro e a questa altezza d’imposta), da almeno 200 anni.
Domenico Antonio Vaccaro è conosciuto nella storia dell’arte per il suo splendido barocco scenografico, per i suoi numerosi e famosi dipinti e sculture; e, in particolare, per il chiostro di Santa Chiara a Napoli, nonché per una serie di chiese con impianti geniali e innovativi per l’epoca; ne citiamo le principali: S. Michele Arcangelo ad Anacapri, SS. Concezione a Montecalvario, S. Maria del Plesco a Casamarciano; inoltre, qui in Irpinia, il vasto e scenografico palazzo abbaziale verginiano di Loreto a Mercogliano, ai piedi di Montevergine. https://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-antonio-vaccaro_(Dizionario-Biografico)/
Fu chiamato al Goleto dai monaci verginiani a seguito della distruzione apportata dal terremoto del 29 novembre 1732 in gran parte dell’Irpinia. Qui, tra il 1735 e il 1745, ideò e costruì una sontuosa chiesa barocca, con impianto a croce greca allungata verso l’abside; la chiesa era sormontata da una vasta copertura lignea con sottostante cupola ribassata (calotta) che venne realizzata con la tecnica dell’incannucciata rivestita con malta di calce. La chiesa fu arricchita da altari policromi, sculture, dipinti, portali lapidei e opere d’arte. Le pareti perimetrali interne vennero decorate con stucchi eleganti di cui tuttora, nonostante i due secoli di abbandono a cielo aperto, ne sono leggibili alcuni brani significativi.
La grande chiesa ideata dal Vaccaro ebbe vita breve; venne spogliata di tutte le opere d’arte a seguito della soppressione dell’intera abbazia per editto napoleonico, nel 1807; i beni artistici furono messi all’asta ed oggi sono visibili in buona parte nella Cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi e nella Chiesa Madre di Lioni. Il saccheggio sistematico della chiesa maggiore del Goleto fu ulteriormente attuato dal vescovo di Nusco, Francesco Paolo Mastropasqua che, nel 1847, asportò l’intera facciata del tempio, i cui materiali vennero utilizzati per il restauro della chiesa di S. Maria di Fontigliano, antica badia nel territorio di Nusco. Nella cattedrale di S. Angelo dei Lombardi vennero trasferiti l’altare maggiore marmoreo, la grande tela di Gesù Salvatore (D. A. Vaccaro), la tela raffigurante la Madonna di Montevergine (A. M. Ricciardi), la statua (in marmo) di S. Guglielmo e il sottostante sarcofago ed altri arredi minori. Sempre a S. Angelo, nella chiesa di S. Rocco, fu adattato il portale d’ingresso tolto dalla chiesa del Goleto nel 1879, mentre l’altare del santo e la statua lignea che lo raffigurava, furono assegnati alla parrocchia di Lioni; infine, vari oggetti sacri toccarono ai comuni vicini. A Montella, ad esempio, ricorda lo Scandone, giunse dal Goleto la porta della congrega della SS. Concezione, vicino alla parrocchia di S. Benedetto. Puoi vedere le antiche opere d’arte riprodotte nel Museo multimediale oppure recandoti nei vicini centri di Sant’Angelo e di Lioni.