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Sulle propaggini settentrionali del massiccio vulcanico del Vulture, in Basilicata, a 530 metri di altitudine con 17.000 abitanti, lungo l’Appia, Melfi domina la Capitanata meridionale e la Terra di Bari. Fondata all'inizio dell'XI sec. dai bizantini, dopo l'insediamento dei normanni, fu considerata la "capitale morale della conquista della Puglia", dove si svolsero le assemblee e i sinodi più importanti. Fu, accanto a Venosa, Troia e Salerno, una delle quattro "ducales urbes" del ducato di Puglia. In epoca normanno-sveva Melfi era la città più grande della Basilicata e ospitava comunità di mercanti amalfitani e di ebrei. Nel 1153 il Re Ruggiero II fece costruire a Melfi il campanile della cattedrale che, con i suoi leoni, simboli del potere regio, doveva esortare la popolazione all'ubbidienza. Federico II risiedette a Melfi a più riprese, dal 1230 fino al 1247; nel periodo estivo, quando il caldo nel Tavoliere diventava insopportabile, l'imperatore Federico II vi si ritirava spesso, trovano frescura e un ambiente ideale per la caccia. Durante il soggiorno più lungo di Federico II a Melfi, dal 26 maggio al 10 settembre 1231, furono redatte e promulgate le celebri ‘Constitutiones’, dette comunemente Costituzioni di Melfi, la sintesi delle culture giuridiche dell’epoca normanno-sveva e codice legislativo del Regno di Sicilia. Riguardo al Castello, Federico II consolidò il preesistente nucleo normanno (corrispondente all'attuale Museo archeologico nazionale) e fece innalzare tre nuove torri (la Torre del Marcangione, la Torre dei Quattro Venti e la Torretta ‘parvula’.